Le nuove tecnologie per la cura della Demenza negli Anziani
Come il segmento della popolazione over 65 anni continua a crescere, così il numero di persone con demenza aumenta in modo proporzionale, evidenziando la necessità di progettare terapie che soddisfino i bisogni sociali ed emotivi delle persone anziane.
La Terapia della Reminiscenza è una metodologia d’intervento non farmacologico che implica il richiamo di memorie passate, utilizzando particolari situazioni ambientali, artefatti scenografici, oggetti o Contenuti (come ad esempio vecchie fotografie, musica vintage o programmi televisivi d’epoca) per scopi terapeutici benefici quali ad esempio la facilitazione delle interazioni sociali o l’aumento dell’autostima.
E’ in questo quadro di riferimento che si sta iniziando a capire che anche in questo campo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (I.T.C.) e le tecnologie creative digitali si possono rivelare potenziali strumenti per sostenere l’erogazione di tali terapie a larghe fasce di popolazione.
Mio padre è stato per oltre 50 anni un brillante professionista, un problem solver creativo nel settore della comunicazione di marketing, tuttavia, ho dovuto assistere per oltre dieci anni (da quando la prematura morte di mia madre lo ha lasciato vedovo), fino alla sua dipartita, ad un costante calo delle sue facoltà intellettive, fino a ridursi ad essere affetto da momenti di temporanea demenza senile che si alternavano ad episodi di parziale paralisi psico-somatica. Già nel XVII secolo il filosofo, fisico-matematico Blaise Pascal scriveva “ Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce: lo si osserva in mille cose. Io sostengo che il cuore ama naturalmente l’Essere universale, e naturalmente se medesimo, secondo che si volge verso di lui o verso di sé; e che s’indurisce contro l’uno o contro l’altro per propria elezione”
Ma molto spesso, ciò che affligge un Anziano e lo rende sempre più inabile fino alla morte, non è solo un disturbo psico-somatico o depressivo, come è capitato a mio padre, ma anche un vero è proprio disturbo neurodegenerativo. Ma chi ci dice che le due cause di una tanto frequente inabilità che riscontriamo in molti, tanti, anziani non siano correlate?
In alcuni miei precedenti post (Spiritualità , Religione e Salute personale e sociale: la Visione Unitaria dell’Uomo nella PNEI – CREATIVE TECHNOLOGIES, CYBERPSYCHOLOGY & WELLNESS ) rifletto sul fatto che la scienza moderna inizia ad assumere che: “si sono identificati i collegamenti tra cervello, sistema endocrino e sistema immunitario. Questo vuol dire che le relazioni tra mente e corpo hanno abbandonato il terreno della congettura, del puro psicologismo. Adesso, non solo i canali di collegamento tra psiche e soma, ma anche le molecole mediatrici di questa rapporto sono state identificate.” (P.Pancheri, M.Biondi, Università La Sapienza)
Neurofisiologicamente si sta dimostrando, ad esempio che una delle numerose forme di demenza, l’Alzheimer, è causata da proteine canaglia che si depositano e si aggrovigliano nelle reti neurali del cervello, causando danni irreparabili ai miliardi di neuroni che trasmettono i segnali elettrici che costruiscono i ricordi. Queste cellule gradualmente muoiono, causando perdita di memoria e cambiamento di personalità, finendo per arrestare le funzioni di base del cervello. Nonostante decenni di ricerca medica sui trattamenti per rallentare il decorso progressivo della malattia o per prevenirla del tutto, non è ancora noto quali cause determinino la raccolta di queste proteine, e quindi come rimuovere o bloccarli. E nonostante l’Alzheimer sia il quinto più grande killer del mondo, i livelli di finanziamento per la ricerca sono rimasti sorprendentemente indietro rispetto a quelli sia per il cancro sia per la prossima area di ricerca medica, le malattie cardiovascolari. Nel frattempo, una delle maggiori voci di costi sanitari, nel mondo, consiste nel fornire assistenza e terapia a chi soffre di questa malattia, per un totale globale attualmente stimato in 818 miliardi di dollari: l’equivalente a oltre l’1% del PIL globale. Se non viene trovato un trattamento efficace e una soluzione preventiva, questa somma aumenterà, poiché ogni anno vengono diagnosticati dieci milioni di nuovi casi di demenza.
Attraverso la cura che ho avuto per mio padre, e non solo per lui in famiglia, ho vissuto in prima persona i drammi della demenza. Come ho anticipato qui sopra un uomo brillante, un professionista con particolari conoscenze è inciampato ed ha perso il suo amore per la vita. Il disturbo ha preso piede gradualmente, con solo piccoli segnali di confusione e perdite, temporanee, di memoria. Con il tempo il disturbo sembrava diventare sempre più brutale. Però mi accorgevo che, quando avevo il tempo di andare a casa sua, all’improvviso si illuminava in momenti di assoluta chiarezza mentale, e ciò accadeva soprattutto quando lo coinvolgevo nel mio lavoro (che poi era stato il suo per decenni), dandomi ancora preziosi consigli e suggerimenti ai quali io non ci ero arrivato, da solo. Quando, inevitabilmente, me ne andavo, la badante mi riportava che il suo rinnovato entusiasmo si sostituiva con chiari segni di frustrazione, panico e paura … si richiudeva di nuovo nel suo mondo in solitudine.
Ma allora la sua battaglia era nel suo cervello? Secondo la scienza in molti casi è così!
In un altro mio post già citavo le Tecnologie Emotive. Recentemente alcune start-up hanno avviato programmi di ricerca e sviluppo che combinano le ultime tecnologie digitali immersive, dati e design per sperimentare nuovi processi di “Terapie della Reminiscenza”, con lo scopo di mettere a punto soluzioni in grado di accompagnare gli Anziani in un percorso per migliorare il proprio stato psico-fisico a lungo-termine. Questi esperimenti si basano sulla costruzione di set a grandezza naturale che ricreano scene nostalgiche riportando indietro la memoria di questi Anziani in quei momenti della loro vita in cui erano più giovani, nel pieno esercizio delle proprie facoltà psico-fisiche. In questi ambienti simulati vengono utilizzate tecnologie per la Realtà Virtuale e/o Aumentata, creando dei, cosiddetti, portali della memoria, oppure per ricreare particolari spazi immersivi virtuali in cui il soggetto può ‘spaziare’ con l’immaginazione. In questi ambienti si possono vivere esperienze filmiche coerenti con i ricordi della fascia d’età target del paziente: organizzati per destinazione, tema, attività o decennio. Gli spettatori possono scegliere tra esperienze che vanno dal trascorrere del tempo su una spiaggia negli anni ’60, fino a trovarsi in una sala da tè degli anni ’50, o creare una playlist personalizzata o un ‘itinerario per i viaggi nel tempo’ con l’aiuto di un familiare o di una assistente.
L’efficacia di strumenti come la Terapia della Reminiscenza inizia ad essere comprovata scientificamente, le ricerche sull’efficacia della sua implementazione con le nuove tecnologie emotive sono ancora recenti, ma già si evidenziano segnali significativi per essere un ottimo ausilio. L’evoluzione già prevista di queste terapie non farmacologiche è sorprendente. E si attuerà con la costruzione di “Villaggi della Demenza”, come ad esempio già si pensa nel Regno Unito dove sono in programma le aperture di particolari “Villaggi di Cura per Anziani” progettati come un paradisi chiusi, che forniscono ambienti familiari e stimoli in sintonia con i ricordi e i punti di riferimento dei suoi abitanti. Questi possono scegliere di vivere in una casa in stile anni ’50 o visitare un negozio degli anni ’70, oppure avere a disposizione sistemi radio-televisivi a circuito chiuso che trasmettono palinsesti coerenti con quelli in onda negli anni della loro gioventù. Questo tipo di soluzioni costruite su larga scala ovviamente richiedono enormi investimenti e possono aiutare ovviamente solo poche persone molto selezionate per la loro disponibilità economica.
Tuttavia le sperimentazioni in atto con il digitale ci danno speranza di poter allargare la possibilità di fruire di Terapie di Reminiscenza a molte più persone in modo economico, grazie all’alone democratico delle tecnologie immersive che diventano ogni giorno sempre più economiche.
Reference
A. Lazar\H. Thompson\G. Demiris, “A Systematic Review of the Use of Technology for Reminiscence Therapy”, 2014, Health Education & Behavior
Sage Journals – P. Klein\M.Uhlig\H.Will, “The Touch and Feel of the Past
Using Haptic and VR Artefacts to Enrich Reminiscence Therapy for People with Dementia“, 2018, Technologies
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