la Regola 10-80-10 in una situazione di pericolo
‘Resalio, dal latino iterativo del verbo salio, per gli antichi indicava l’azione di risalire sulla barca capovolta dalle onde del mare. Quando la barca in cui ci troviamo si rovescia molti affogano perché non sanno nuotare, altri lottano strenuamente ma si stancano ed annegano comunque, altri invece, resilienti, sopravvivono riuscendo a risalire sulla barca rovesciata.
La Resilienza è un concetto molto importante nell’ambito della difesa e protezione civile. Tra le numerose definizioni l’ISO, l’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione, definisce la resilienza come: la capacità di adattamento degli Individui che compongono un’organizzazione o una comunità in un ambiente complesso e mutevole. Una spiegazione della resilienza fornita dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio Disastri (UNDRR) pone al centro la comunità e la società e la loro capacità di resistere e riprendersi da eventi disastrosi in modo tempestivo, mantenendo tutte le funzioni fondamentali.
Nella letteratura accademica relativa ailla gestione di disastri ed emergenze, la definizione di Resilienza è solitamente descritta come: la capacità di sopravvivere ad un disastro con il minor impatto e danno possibile o di riprendersi con il minimo disagio sociale. Lo studio e la ricerca sulla Resilienza ai rischi include, inoltre, anche la prevenzione e la preparazione ai disastri e alle emergenze.
Il Sendai Framework 2015-2030 per la Riduzione del Rischio Disastri delle Nazioni Unite ha enfatizzato la resilienza ai disastri a tutti i livelli. Attraverso “l’attuazione di misure economiche, strutturali, legali, sociali, sanitarie, educative, ambientali, tecnologiche, politiche e istituzionali integrate e inclusive“, allo scopo di ridurre l’esposizione ai pericoli e la vulnerabilità, rafforzando la resilienza nei cittadini e le organizzazioni. Il Sendai Framework spinge verso investimenti per la resilienza e l’integrazione della riduzione del rischio di catastrofi nelle politiche di sviluppo sostenibile.
Non per un caso che con la nostra Associazione di promozione sociale abbiamo in alta considerazione il concetto di Resilienza. Per questo motivo abbiamo iniziato ad elaborare un progetto per la Resilienza nel campo del pericolo terrorismo. Non un progetto per la difesa attiva – questa è preposta d’sitituto ai reparti dei nostri colleghi in servizio – piuttosto da applicare in supporto, nell’ambito di una preparazione del cittadino alla auto-difesa psicologica, attraverso esercizi di allenamento per la costruzione della Resilienza nella malaugurata eventualità ci si dovesse trovare coinvolti in una emergenza terroristica.
Nella presentazione di sintesi del nostro elaborato, cerco di portare il lettore a riflettere sulla cosiddetta Regola del 10-80-10
La Regola 10-80-10
Il concetto alla base di questa regola rientra nel dominio della psicologia comportamentale, ed è molto familiare a coloro che si occupano di formazione nel campo della Gestione del Rischio Disastri.
Questa regola definisce che:
80: nel caso di una emergenza la stragrande maggioranza degli Individui , l’80%, rimane immobilizzata, stordita e sconcertata e aspetta che arrivino i soccorsi o qualcuno che gli dica cosa fare …
10: il 10% delle persone gestirà una crisi con uno stato mentale relativamente calmo e razionale. Si ricompone rapidamente, accetta la situazione, prende decisioni per migliorarla e agisce …
10: il restante 10% delle persone si spaventa oltremodo, agisce in maniera irrazionale fino a peggiorare la situazione in cui si trova.
Questa regola teorica, ma che oramai è confermata empiricamente da molte statistiche, prende forma a partire dall’elaborazione del noto Principio di Pareto. Wilfried Pareto, sociologo italiano, con il suo principio sostiene l’assunto per il quale l’80% di un problema è il risultato del 20% della causa sottostante.
Ricercatori e teorici contemporanei hanno ampliato il principio di Pareto applicandolo alle scienze cognitive e comportamentali, elaborando conseguentemente questa regola. Nel tentativo di spiegare il comportamento e le risposte umane a situazioni di emergenza in modo più dettagliato. Particolare attenzione al significato di questo concetto viene studiato non solo riguardo al tema della sopravvivenza nel corso di un disastro, ma anche nelle tecniche di allenamento delle squadre sportive, all’etica aziendale della sua leadership, etc etc .
Il principio 10-80-10 spiega che in un’emergenza o in una crisi il 10% di noi è leader per gli altri: elabora un piano, agisce e fa la cosa giusta. Questo piccolo gruppo di persone viene etichettato come il “Gruppo dei Sopravvissuti”: veloci nel valutare e prendere una decisione. Il personale che opera nelle professioni delle sicurezza pubblica si presuppone che viva in questa situazione su base giornaliera.
Il gruppo più numeroso è quello costituito dall’80% degli Individui. Che coinvolto in una emergenza potrebbe rimanere stordito, in preda al panico e disorientato. Le persone che appartengono a questo gruppo durante una emergenza restano confuse nel cercare di dare un senso alla situazione. Cercano qualcuno che gli indichi una direzione, aspettando che prenda l’iniziativa e gli dica cosa fare.
Infine, restano quelli che gli esperti chiamano del Gruppo di Condannati. Quel 10% di persone che si comportano in modo controproducente per loro, talvolta riuscendo a mettere in pericolo anche la sicurezza degli altri. Questi si ritrovano spesso ad ignorare, intenzionalmente, le fonti autorevoli, ed agiscono in modo talmente sbagliato che possono giungere persino ad affrettare ed aggravare il danno.
In che modo i consulenti per la sicurezza possono applicare i principi 10-80-10?
Gli esperti ci suggeriscono di avviare un processo di creazione della Resilienza cercando di spostare la predisposizione mentale della maggioranza degli Individui verso il gruppo dei Sopravvissuti. Applicando gli opportuni principi di preparazione di base alla consapevolezza di un rischio e alle conseguenti azioni di auto-difesa mentale in caso di emergenza.
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