La ‘Genialità del Male’ … ovvero il rapporto tra Creatività e Disonestà!
Ma la creatività conduce sempre verso il “bene” ..?
Sarà capitato a tanti di noi di ascoltare che qualcuno sia stato citato ‘Genio del Male’. Molti avranno anche sentito parlare di ‘finanza creativa’, come una delle cause che ha innescato una recessione economica che dura da almeno dieci anni.
La disonestà (intesa come corruzione materiale e morale) e l’innovazione sono due dei temi più diffusi nella stampa popolare, spesso argomenti trattati anche nella biografia cinematografica di noti personaggi.
Negli ultimi tre decenni, un numero sempre crescente di studi ha evidenziato l’importanza di incentivare la creatività negli individui, nelle organizzazioni, nella società. La maggior parte di questi studi evidenzia e sottolinea i potenziali e reali vantaggi del pensiero creativo. Ad esempio, la ricerca in questo campo dimostra che i ‘prodotti creativi’ generano un rendimento medio significativamente superiore a quello di ‘prodotti comuni’ (Horibe, 2001), e che gli investimenti in creatività ed innovazione impattano positivamente le prestazioni delle organizzazioni (Lev, 2004).
La creatività è anche vantaggiosa a livello del singolo individuo, in quanto ci aiuta a gestire la nostra vita quotidiana e trovare soluzioni creative sia per questioni ordinarie che per problemi difficili.
Ma la creatività conduce sempre verso il “bene”?
In uno studio congiunto pubblicato (Harvard Business School) nel 2011 da Francesca Gino (Harvard Business School, Harvard University ) e Dan Ariely (Fuqua School of Business, Duke University) dal suggestivo titolo “The Dark Side of Creativity: Original Thinkers Can be More Dishonest”, i ricercatori hanno dimostrato (attraverso 5 casi di studio) che la Creatività potrebbe anche produrre effetti negativi.
Il primo studio evidenzia un significativo rapporto tra la personalità creativa e la disonestà; il secondo studio ha dimostrato che la creatività è un migliore predittore di comportamenti disonesti che di intelligenza.
Il terzo e il quarto studio segnalano che i Soggetti (che si sono sottoposti allo studio) che presentavano una mentalità creativa erano più probabilmente portati ad ‘imbrogliare’ in una situazione di non controllo rispetto ad una condizione di controllo.
Questi studi hanno anche dimostrato che i partecipanti che sono stati incentivati a pensare creativamente si sono dimostrati più propensi a comportarsi in modo disonesto; ciò a causa delle motivazioni che li hanno incentivati ad essere creativi, fornendo loro maggiori capacità di giustificarsi per i loro comportamenti disonesti.
Infine, uno studio sul campo, ha dimostrato che i dipendenti di organizzazioni che si trovano in posizioni che richiedono creatività sono più propense a sbagliare sul posto di lavoro.
In sostanza lo studio dimostra che alcuni individui, che potremmo definire leader creativi, tendono ad impegnarsi più spesso in comportamenti disonesti.
I ricercatori ci dicono che, con questa ricerca, il loro contributo ha una triplice funzione.
In primo luogo, contribuisce alla letteratura scientifica che studia la ‘Creatività’, offrendo nuove intuizioni sul potenziale lato oscuro del pensiero creativo. Evidenziando le possibili conseguenze non intenzionali della creatività, specificando che sebbene l’incentivare ad essere creativi aiuti gli individui a risolvere compiti difficili in molti domini, tuttavia ci si deve necessariamente rendere conto che le ‘scintille creative’ possono condurre le persone a intraprendere percorsi non etici, quando queste cercano soluzioni ai problemi correlati alle loro attività.
In secondo luogo, contribuisce ad incrementare gli studi sulla psicologia morale e sulle decisioni etiche. Evidenziando l’importanza di tenere in considerazione i fattori psicologici nel guidare il comportamento etico della gente. Già in passato una letteratura emergente ha cominciato ad individuare questi fattori, spesso poco evidenti, come elementi in grado di influenzare, consapevolmente o inconsciamente, la decisione delle persone di comportarsi in modo non etico.
Il loro lavoro estende i recenti studi precedentemente pubblicati da altri scienziati (Chugh, Bazerman & Banaji, 2005; Gino & Pierce, 2009; Mazar et al., 2008; Monin, Sawyer, & Marquez, 2008; Jordan & Monin, 2008; Tenbrunsel & Messick, 2004), dimostrando che una maggiore creatività può portare ad una maggiore disonestà, e che una conseguente maggiore capacità di giustificare le proprie azioni modifica le percezioni dell’etica.
Infine, il terzo contributo dato alla scienza con questo studio, consiste nell’introdurre un settore di ricerca molto rilevante per gestire gli affari in un mondo sempre più evoluto, innovativo e competitivo, quale quello che caratterizza questo nuovo millennio.
Fino ad oggi, il rapporto tra ‘Creatività e Comportamento Disonesto’ non è stato mai approcciato con studi empirici, mentre i processi di cambiamento (l’innovazione) aumentano in maniera sempre più convulsa in questo inizio di XXI secolo. Che è già stato afflitto da una serie di scandali contabili e finanziari che hanno causato il crollo di diverse società per miliardi di dollari, innescando una crisi globale che ha investito tutta l’Umanità.
Questi ‘coraggiosi’ (per aver introdotto un argomento che a qualcuno darà fastidio) ricercatori di due prestigiose università americane (credendo che una comprensione di questa relazione abbia implicazioni molto importanti nel campo dell’istruzione, della politica e nel mondo degli affari) con i loro studi ci evidenziano di aver trovato una solida relazione tra creatività e disonestà. Fornendo un primo passo critico per capire come il pensiero creativo sia associato al comportamento etico, due fattori fondamentali nei processi decisionali che incidono sulla vita di milioni di persone.
Liberamente tratto da: Francesca Gino e Dan Ariely,“The Dark Side of Creativity: Original Thinkers Can be More Dishonest”, Harvard Business School,2011
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