l’ORSO POLARE che ANNEGA, NON è AFFAR NOSTRO …(Collasso parte 3)
Il recente intervento di Greta Thunberg all’ONU sembra aver ridestato le menti di tante persone a livello globale, ma molte di queste sembrano essere affette da alcune “BARRIERE COGNITIVE” nei confronti del disperato richiamo all’ATTENZIONE per l’AMBIENTE promulgato dalla ragazzina svedese con il suo discorso alla assemblea generale.
L’Azione di Contrasto ai Cambiamenti Climatici non è infatti ostacolata solo dalla politica, dalle pressioni esercitate dalle compagnie energetiche e dal ritmo naturale della ricerca scientifica, ma una delle barriere più significative sono le nostre stesse Menti.
Un esempio?
… sei solito guidare l’auto in prossimità di un incrocio non presidiato da un sistema di sicurezza che ritieni pericoloso, e ogni volta che ci passi pensi: “Dovrebbero davvero mettere un semaforo qui …”, ma vai di fretta come ogni giorno perché sei in ritardo e, tutto sommato, pensi “perché dovrei fare io una richiesta per sensibilizzare le autorità competenti sul pericolo che incombe su questa strada? Ci sarà senz’altro qualcuno che ha più tempo e lo risolverà …” Ma un bel giorno trovi un gruppo di persone che sta bloccando il solito incrocio protestando contro le autorità che non si decidono a collocare il semaforo che anche tu pensavi fosse necessario. Ma non riesci a passare l’incrocio … sei in ritardo al lavoro che fai? Molto probabilmente scendi dall’auto per aggiungerti al gruppo per protestare anche tu. Ma forse ti accorgi che è più facile ritrovarti insieme ad altri autisti bloccati nelle loro auto nel traffico, ad inveire contro quei dimostranti che, sebbene mossi dalle tue stesse preoccupazioni, ti stanno facendo fare tardi al lavoro …
Ecco un classico esempio di DISSONANZA COGNITIVA. Le nostre risposte mentali al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici stanno seguendo una sceneggiatura simile.
Che cosa è la Dissonanza Cognitiva?
Nel campo della psicologia, la dissonanza cognitiva è il disagio mentale (stress psicologico) sperimentato da una persona che detiene due o più convinzioni , idee o valori contraddittori .
Questo disagio è innescato da una situazione in cui la convinzione di una persona si scontra con nuove prove percepite dalla persona. Di fronte a fatti che contraddicono credenze, ideali e valori, le persone cercheranno di trovare un modo per risolvere la contraddizione per ridurre il loro disagio.
Nella teoria della Dissonanza Cognitiva elaborata nel 1957 da Leon Festinger, si assume che gli esseri umani si sforzino di mantenere una coerenza psicologica interna per funzionare mentalmente nel mondo reale .
Tuttavia una persona che sperimenta un’incoerenza interna tende a sentirsi psicologicamente a disagio ed è motivata a ridurre la dissonanza cognitiva, apportando modifiche per giustificare un comportamento stressante, o aggiungendo nuove parti alla cognizione che causa la dissonanza psicologica o evitando circostanze e informazioni contraddittorie che potrebbero aumentare l’entità della dissonanza cognitiva.
Ciò che dovrebbe essere fatto secondo una maggioranza degli esperti e studiosi del problema è abbastanza chiaro: cercare di impedire che i gas serra occupino oltremodo l’atmosfera. Tuttavia i progressi si muovono al ritmo di una lumaca. Sono trascorsi tre decenni tra il primo rapporto del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici e l’impegno della comunità internazionale ad agire attraverso gli accordi climatici di Parigi. Ci sono voluti altri due anni affinché questi governi decidessero alla conferenza COP24 in Polonia come tenersi reciprocamente responsabili. Ma l’accordo di Parigi non ha ancora poteri legali di esecuzione vincolanti per i paesi trasgressori. Ma cosa, ancora più grave, si sollevano tante, moltissime voci contro quei giovani dimostranti che mettono in pericolo le nostre abitudini.
Paradossalmente questi dimostranti vengono appellati come inconsistenti ‘buonisti’, sembra quasi usando la parola buono come un ossimoro, cioè volendo significare la predica del ‘male’.
Parte del motivo per cui ci impieghiamo così tanto tempo ad agire è perché il cervello umano ha trascorso quasi 200.000 anni focalizzato sul presente.
Per oltre 200.000 anni l’Uomo si è focalizzato solo sul suo presente: il bisogno primario è stato per millenni “trovare cibo, un rifugio … e procreare” … e questo è durato mediamente (cioè nella media della Storia dell’Uomo comune) fino a pochissimo tempo fa. Certo i Bisogni, da primari (mangiare e cercare rifugio) si sono evoluti nel tempo in altri, mano mano sempre più futili. Ma abbiamo sempre bisogno di cercare una loro soddisfazione nel presente. Perchè In effetti facciamo ancora fatica a rendere tangibile il nostro futuro, a contemplare il tempo e, per estensione, il futuro. Questa è una sensibilità che inizia a presentarsi, forse, solo negli ultimi cento anni, che ancora non riesce a diffondersi tra tutti. Questa sensibilità prende il nome di GENERATIVITA’ SOCIALE.
Rendere tangibile il futuro è solo una delle barriere psicologiche che trasforma la percezione dei cambiamenti climatici in un problema inafferrabile, che non ci riguarda. Non è affar nostro pensare che dobbiamo dimezzare le emissioni globali di carbonio nei prossimi decenni per prevenire gravi devastazioni dell’ambiente. Le nostre menti, indipendentemente dalla ideologia politica che preferiamo (se ne abbiamo una) o dal nostro stato socio-economico sono costantemente alla ricerca di modi per rassicurarci che gli affari nostri stiano andando bene come al solito, nel Presente. La notizia della scomparsa dei ghiacciai, della liberazione (attualmente quasi permanente nel corso dell’anno) dai ghiacci nello stretto di Bering, la tropicalizzazione dei mari temperati e delle terre che vi si affacciano non è in grado di ispirarci verso l’adozione di gravi cambiamenti a causa di questo SCUDO COGNITIVO, che perseguita l’uomo da migliaia di anni, come ci riporta Jared Diamond nel suo best sellers ‘Collasso’.
Lo psicologo socio-ambientale Robert Gifford chiama queste ‘Barriere Cognitive’ all’azione nei confronti della preservazione dell’Ambiente e dell’Ecologia in un modo singolare: “Draghi d’Inazione”.
Un primo ‘Drago’ è, appunto la Dissonanza Cognitiva. Che evidenzia quelle specifiche barriere cognitive che contribuiscono a costruire le nostre opinioni sul cambiamento climatico. “… la percezione di non avere il controllo della situazione è sicuramente una delle maggiori barriere all’azione”, afferma Gifford. Ricerche evidenziano che le risposte più comuni ricevute da coloro che non credono che gli esseri umani influenzino i cambiamenti climatici indicano come ricorrenti le ere glaciali. Citano come la Terra abbia vissuto cicli naturali, tra freddo e caldo estremi, per millenni.
Queste credenze sono conosciute “come visioni del mondo favorevoli alla regolamentazione automatica della natura”, perché suggeriscono (tranquillizzando i negazionisti) che il pianeta è impermeabile all’inquinamento da carbonio o a qualsiasi altra attività svolta dagli essere viventi sulla Terra … quindi anche l’Umanità, anche se composta da miliardi di uomini, non potrebbe mai (secondo loro) influenzare madre Terra e il suo Clima. Nessuno, di loro, vuole credere che le attività quotidiane dell’Uomo siano responsabili di un disastro globale che ha già trasformato milioni di persone in rifugiati climatici e ucciso decine di altri.
Certo, la ricerca dimostra che alcuni negazionisti potrebbero fare proprie queste opinioni perché hanno un interesse personale nella gestione del problema, sia che si tratti di investimenti azionari in società di combustibili fossili o che semplicemente perché godano di guidare un’auto a combustibile fossile.
Ma in effetti per la maggioranza “è la Dissonanza Cognitiva, il loro disagio mentale che gli si crea quando vanno in contrasto nella loro mente più convinzioni conflittuali, che gioca un ruolo nella elaborazione di queste loro opinioni”, dice ancora Gifford, “Queste persone stanno onestamente ‘negando’, nessuno di loro vuole credere che le loro attività quotidiane, dall’accendere una luce all’uso del phone per asciugarsi i capelli, o usare l’auto da soli per andare al lavoro, sono responsabili di un disastro globale che ha già trasformato milioni di persone in rifugiati climatici e ne ha ucciso centinaia di migliaia di altri.” Questo è il motivo per il quale mediamente le persone quando sono sollecitati e posti di fronte al problema cambiano idea sul dilemma piuttosto che cambiare le loro abitudini: “perché è un modo più semplice per far fronte ad un problema di cui inconsciamente sono consapevoli, per le palesi evidenze empiriche o dati scientifici”
La ricerca di Gifford ha scoperto che questa ‘tensione cognitiva’ si presenta accanto ad un altro ‘fenomeno barriera’ nota come SCONTO CULTURALE di natura TERRITORIALE: le persone sottovalutano il cambiamento climatico perché i suoi pericoli non si percepiscono immediati nel tempo o a loro vicini. La ricerca compiuta su 3.200 persone abitanti in 18 nazioni, ha scoperto che la maggioranza di questi (cittadini di 15 dei 18 paesi in esame) crede erroneamente che il cambiamento climatico non sia un problema locale. Ed ecco perché le famose immagini diffuse che riprendono gli Orsi polari che annegano per lo scioglimento della banchina polare non è efficace, non presa comunicativa, non ha effetto su di loro.
Un altro di questi ‘Draghi di Inazione’ è l’IGNORANZA. Non nella sua accezione negativa, ma piuttosto dovuta ad una mancanza di informazioni. Le persone spesso riconoscono che il cambiamento climatico è negativo, ma non sanno esattamente cosa fare riguardo alla propria vita in funzione dell’emergenza ambientale.
Non sanno ad esempio che lavare i vestiti in acqua fredda può risparmiare fino a 7 kg di emissioni di carbonio per carico in una lavatrice tradizionale e fino a 15 kg di emissioni di carbonio con lavatrici di nuova generazione alimentate da fornitori di energia che producono energia con nuove tecnologie ‘verdi’ (green). Anche se magari molte persone sanno che l’americano medio emette circa 17 tonnellate di carbonio ogni anno, non si rendono conto che metà di quelle emissioni potrebbero essere eliminate con semplici soluzioni. “La casa media presenta perdite d’aria equivalenti a una piccola finestra aperta tutto l’anno” affermato Richard Heede, cofondatore e condirettore del Climate Accountability Institute. “Se le persone riuscissero a bloccare gli spifferi, contribuirebbero a ridurre le infiltrazioni di freddo e abbassare le bollette del riscaldamento”, oltre che a contribuire alla diminuzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Il riscaldamento e il raffreddamento rappresentano il 53 percento delle emissioni domestiche , che possono essere tagliate passando ad elettrodomestici ad alta efficienza energetica o lavandosi i denti con acqua fredda anziché calda”
Se non fossimo ottusamente bloccati da queste barriere cognitive, staremmo a sentire gli esperti che ritengono che l’abbandono dei veicoli con motore a scoppio sia essenziale per raggiungere gli obiettivi climatici e forse se dobbiamo cambiare la nostra automobile ci orienteremmo nell’acquistare un’auto ibrida o addirittura completamente elettrica. Nel 2014, quasi un quarto delle emissioni mondiali di biossido di carbonio sono state create dai trasporti, un settore che rappresenta il 70% del consumo di petrolio degli Stati Uniti , la maggior parte dei quali, il 99%, è utilizzato da automobili, camion e aeroplani. Negli Stati Uniti, il trasporto è la principale fonte di emissioni di gas serra. Tuttavia, anche se ogni grande casa automobilistica produce modelli elettrici o ibridi, la maggior parte delle case automobilistiche non si adopera per fare la dovuta pressione affinchè i governi si adoperino per diffondere la massiccia installazione dei sistemi di ricarica elettrica. Perfino i concessionari di automobili esprimono un malcelato fastidio per la vendita di veicoli ecologici.
La comprensione dello Sconto Culturale Territoriale aiuta a spiegare perché molte persone mantengono lo status quo, diventando al contrario polarizzate sul negazionismo, anche se il mainstream sta iniziando a diffondere un grande numero di storie virali che narrano giganteschi iceberg che si staccano dall’Antartide o gli orsi polari che nuotano fino ad affogare.
Se il messaggio manca di rilevanza personale o locale, la ricerca mostra che le persone saranno certamente meno coinvolte.
E a questo gap solo i Governi potranno porre rimedio con adeguate e massicce campagne di comunicazione. Quando finalmente comprenderanno che dovranno smettere di avere una mano che tende, ipocritamente, all’plauso per la ragazzina svedese e l’altra che invece rimane ferma nello iniziare a sensibilizzare i suoi Cittadini.
Reference
- Collasso (parte 1)
- Collasso (parte 2) - N.Akpan, "Come il tuo cervello ti impedisce di prendere sul serio il cambiamento climatico", 2019, PBS
- Caitlin Drummond\Baruch Fischhoff, "Gli individui con maggiore alfabetizzazione scientifica e istruzione hanno credenze più polarizzate su argomenti scientifici controversi", 2017
- R.Gifford, "The Dragons of Inaction: Psychological Barriers That Limit Climate Change Mitigation and Adaptation", 2011, American Psycologist
- D.M.Kahan\E. Peters\M. Wittlin\P. Slovic\L. Larrimore Ouellette\D. Braman\G.Mandel, "The polarizing impact of science literacy and numeracy on perceived climate change risks", 2012, Nature Climate Change
- L. Scannell\R. Gifford, "Personally Relevant Climate Change: The Role of Place Attachment and Local Versus Global Message Framing in Engagement", 2013, Environment and Behavior , Sage
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