Il DECIMO UOMO per contrastare il PENSIERO DI GRUPPO
Qualche giorno fa ho rivisto il film “World War Z” con un convulso Brad Pitt nei panni di un eroe che si appresta a salvare l’Umanità, al quale il capo del Mossad spiega la “Teoria del Decimo Uomo”.
Un principio che ho capito immediatamente, che non è un tema proprio della sceneggiatura di un film di fantasia, piuttosto che esiste davvero in Israele, da quando la sua adozione, da parte dell”Agenzia di Intelligence dello Stato, fu suggerita dalla Commissione Agranat in seguito alla guerra dello Yom-Kippur , quale strumento per valutare le informazioni e prendere decisioni efficaci sia tattiche che strategiche da parte del Governo.
Il 5 ottobre 1973, le alte sfere dei comandi militari israeliani erano fiduciose. Il modo di pensare convenzionale, di allora, all’interno delle comunità di intelligence israeliane ed americane portava a pensare che gli egiziani non avrebbero attaccato … almeno non nel breve periodo. Le loro fonti riportavano carenze di mezzi e una mancanza di addestramento nell’esercito egiziano. Inoltre, era il periodo del Ramadan, il mese musulmano del digiuno. Gli israeliani avevano sconfitto i loro nemici egiziani solo sei anni prima nella Guerra dei Sei Giorni. Il 6 ottobre del 1973 si rivelò il giorno in cui l’Intelligence israeliana dimostrò clamorosamente che si sbagliava. Gli esiti della guerra dello Yom Kippur, che vedeva i paesi arabi contro Israele, fu un colpo demoralizzante, che causò un effetto a catena in Israele: che si arrese per mediare una pace che restituiva il Sinai all’Egitto; si susseguirono dimissioni politiche (incluso quelle del primo ministro Golda Meir); si chiese il licenziamento di alti funzionari dell’intelligence israeliana; e secondo quanto riferito, l’incorporazione di un nuovo approccio al processo decisionale all’interno delle agenzie di intelligence israeliane, specialmente quando si rivelano facili consensi nei confronti di pensieri dominanti. Questo nuovo approccio è stato chiamato: la Regola del Decimo Uomo.
Questa tecnica che nel film viene chiamata la ” Regola del Decimo Uomo”, ma nella vita reale prende il nome di: “Avvocato del Diavolo”, è infatti una delle tecniche che viene usata per contrastare i nefasti effetti del cosiddetto “Pensiero di Gruppo”, argomento che ho già trattato nel mio precedente post “La miseria psicologica della massa” , per introdurre un concetto che affligge quotidianamente i membri di gruppi sociali che sono impegnati in sforzi ed attività collegiali quali, ad esempio, la definizione di una strategia aziendale, politica o di guerra.
Il Groupthink (in inglese, appunto, Pensiero di Gruppo) è un fenomeno psicosociale che si verifica all’interno di un Gruppo di Individui in cui il desiderio di armonia porta alla conformità. In questi gruppi è presente una sorta di ‘Pensiero Unico Dominante” e conseguentemente l’assenza, (o deficienza) di ascolto di ‘Pensieri non Conformi a quello dominante nel gruppo (ovvero: un Pensiero Dissenziente)’, ciò si può tradurre, a discapito del gruppo, nell’ottenere risultati decisionali irrazionali, disfunzionali o poco efficienti.
Sintomi del pensiero di gruppo: per evitare il conflitto gli individui tendono ad accantonare le proprie convinzioni personali, ignorando le informazioni che si hanno a disposizione e le posizioni alternative. l’illusione di invulnerabilità (‘Siamo i migliori’) una forte convinzione della moralità del gruppo (‘Siamo nel giusto’)
Questo fenomeno accade perché i membri del gruppo cercano di ridurre al minimo i conflitti e raggiungere una decisione di consenso senza una valutazione critica dei punti di vista alternativi, sopprimendo attivamente i punti di vista dissenzienti e isolandosi dalle influenze esterne. Quando un gruppo ne è soggetto, cioè è afflitto dal Groupthink, in questo si richiede spesso inconsapevolmente (ed implicitamente) che le persone (i membri) evitino di sollevare questioni controverse o soluzioni alternative, con una palese perdita di creatività individuale, unicità e sviluppo di un pensiero indipendente.
Le dinamiche di gruppo disfunzionali che si manifestano nello “Ingroup” a causa degli effetti del Groupthink possono produrre particolari effetti, come ad esempio la “Illusione di invulnerabilità” che può portare alla illusoria certezza che il gruppo stia prendendo le giuste decisioni. Pertanto, l’Ingroup supera in modo significativo le proprie capacità nel prendere decisioni e sottovaluta in modo significativo le capacità dei suoi avversari (quelli che compongono il cosiddetto Outgroup). Inoltre, il Pensiero di Gruppo può produrre azioni disumanizzanti contro gli Outgroup.
Nella sociologia e la psicologia sociale (nella terminologia che è stata resa popolare da Henri Tajfel e i suoi colleghi durante il lavoro di formulazione della “Teoria dell’Identità Sociale”) si definisce un INGROUP un gruppo sociale a cui una persona si identifica psicologicamente come suo membro. Al contrario, un OUTGROUP è un gruppo sociale nel quale un Individuo non si identifica. Ad esempio, le persone potrebbero trovare psicologicamente significativo classificare se stessi in un gruppo in base alla appartenenza ad una razza, una cultura, il sesso, all’età o ad una religione. È stato scoperto che il ‘Sentimento di Appartenenza Psicologica’ a particolari gruppi e/o categorie sociali è associata a un’ampia varietà di fenomeni, quali ad esempio: Favoritismo in gruppo (le persone preferiscono e hanno affinità per il proprio ingroup rispetto a gruppi esterni, o chiunque sia visto al di fuori dell’ingroup. Questo può essere espresso nella valutazione degli altri, nel collegamento, nell’allocazione delle risorse e in molti altri modi) ; Deroga per Outgroup (il fenomeno in cui un outgroup viene percepito come una minaccia per i membri di un ingroup); Influenza sociale (o Comportamento del Gregge, le persone in condizioni in cui la categorizzazione di gruppo è psicologicamente rilevante spostano le proprie convinzioni in linea con le norme sociali dell’Ingroup); Polarizzazione di gruppo ( la tendenza dei gruppi a prendere decisioni che sono più estreme rispetto alla inclinazione iniziale di ogni suo singolo membro); Omogeneità di gruppo (in determinate condizioni i membri di un Outgroup possono essere percepiti come simili tra loro in relazione a caratteristiche più negative che positive). Il significato che si intende nella categorizzazione di INGROUP ed OUTGROUP è stato identificato utilizzando il metodo chiamato: Paradigma del Gruppo Minimo. Tajfel e colleghi hanno scoperto che le persone possono formare Ingroup auto-preferenziali in pochi minuti e che tali gruppi possono formarsi anche sulla base di caratteristiche discriminatorie completamente arbitrarie e inventate, come ad esempio le preferenze per certe particolari forme di Arte.
Il Pensiero di Gruppo emerge in situazioni di comunanza sociale composte da Persone che si caratterizzano per avere scale di valori simili tra loro, le persone all’interno del gruppo ‘si piacciono’, e tendono a respingere qualsiasi iniziativa che viene percepita come un potenziale elemento di disturbo al mantenimento dell’equilibrio del Gruppo; “i singoli membri del gruppo non vogliono far affondare la barca, perché ciò potrebbe portare a danneggiare le loro relazioni personali che intraprendono con gli altri componenti del gruppo”, per questo non è raro osservare tentativi tesi a ridicolizzare pensieri dissenzienti, critiche costruttive o perfino eventuali consigli, dunque conseguentemente il dissenso o il consiglio viene esternato con poca incisività se non raramente.
Sebbene il “Pensiero di Gruppo” sia un costrutto che appartiene al dominio della Psicologia sociale, questo concetto (di vasta portata nella letteratura scientifica) assume una notevole importanza nel campo delle Scienze della Comunicazione , delle Scienze Politiche, e nello sviluppo delle Teorie sul Management delle Organizzazioni e quelle Organizzative, nonché ricopre un importante aspetto negli studi riguardanti le ‘devianze nei comportamenti di gruppo’, come ad esempio nei culti religiosi, nell’attivismo politico e nella tifoserie sportive.
Il pioniere dello studio del Groupthink fu lo psicologo Irving Janis. Che ebbe l’intuito di analizzare le decisioni prese da tre presidenti degli Stati Uniti (Kennedy, Johnson e Nixon) tese ad estendere la guerra in Vietnam. Successive ricerche nel campo della psicologia e psicologia sociale hanno sostenuto le argomentazioni di Janis. Tutti gli esperimenti dimostrano che “le persone sono pronte ad adottare le posizione di maggioranza e, soprattutto, ignorano tutte le potenziali alternative e tutte le prove contrastanti”.
Combattere contro il Pensiero di Gruppo, nell’interesse del gruppo stesso, sosteneva Janis, comprende “un vigile processo decisionale. Che significa, in pratica, cercare di sensibilizzare il gruppo sui problemi con il consenso di argomenti fuori dal coro, e offrire alternative. Per fare questo qualcuno nel gruppo deve essere critico. Incoraggiare il pensiero critico non è facile, ma è possibile. Esistono tecniche per sradicare il Pensiero di Gruppo, tutte ruotano attorno all’incoraggiamento del dissenso.”
Quindi, nell’interesse di un gruppo che vuole essere pro-attivo ed intenzionato a prendere delle decisioni buone ed efficaci, al suo interno qualcuno deve essere necessariamente lasciato libero di essere critico, cioè deve operare come DECIMO UOMO, per cercare di evitare il pericolo che il Gruppo prenda decisioni sbagliate, evitare di incappare in facili errori.
‘L’Avvocato del Diavolo’ è uno strumento utile per innescare quei benefici così come spiegato nella ‘Teoria del ragionamento argomentativo’.
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