Cinema & Nuovi media:
Cultural Placement & Mediazione Culturale per l'Innovazione e l’Inclusione sociale, e l'Educazione Civica
È possibile contribuire in modo efficace all’educazione in un mondo sempre più digitale, dove le immagini sono il veicolo principale di comunicazione?
Come possiamo contrastare le spinte che ogni giorno conducono i nostri ragazzi verso una rapida e superficiale omologazione culturale?
In questo panorama, il “cine-pensiero” può diventare uno strumento prezioso, capace di stimolare la riflessione e promuovere modalità di apprendimento informale. Attraverso il cinema e i nuovi media, infatti, è possibile creare occasioni di dialogo e confronto, favorendo l’innovazione, l’inclusione sociale e una cittadinanza consapevole.
Una Istituzione non è una limitazione come la legge, ma al contrario un modello di azioni, una vera e propria impresa,
un sistema artificiale di mezzi positivi,
un’invenzione positiva di mezzi indiretti.
- Gilles Deleuze -
Per comprendere appieno il ruolo che il cinema e i nuovi media possono svolgere nel promuovere educazione, inclusione e innovazione, è necessario chiarire alcuni termini chiave.
Le definizioni seguenti offrono un punto di partenza condiviso, utile per avvicinarsi al tema in modo consapevole e per orientare il dialogo e la riflessione comune.
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Educazione in un mondo sempre più digitale
Riguarda l’insieme delle strategie e degli strumenti formativi che tengono conto dell’uso predominante delle tecnologie (app, social media, piattaforme online) e della comunicazione per immagini, allo scopo di favorire l’apprendimento e lo sviluppo del senso critico. -
Omologazione culturale
È la tendenza, spesso accelerata dai media globali, a uniformare valori, modelli di comportamento e stili di vita, rischiando di indebolire la diversità culturale e il senso di identità. -
Cine-pensiero
Si riferisce alla riflessione critica che nasce dalla visione di un film e dal suo linguaggio specifico (immagini, suoni, narrazione). Il “cine-pensiero” intende trasformare la semplice fruizione passiva in un processo di analisi e interpretazione, favorendo la crescita culturale e la consapevolezza personale. -
Nuovi media
Comprendono tutte le forme di comunicazione digitale, come social network, piattaforme di streaming, videogame, blog e podcast, che permettono una fruizione interattiva e personalizzata dei contenuti. -
Apprendimento informale
È quello che avviene al di fuori dei percorsi istituzionali (scuola, università) e in contesti di vita quotidiana. Nel nostro caso, guardare un film, interagire sui social o confrontarsi in un gruppo di discussione diventano momenti di apprendimento, anche se non formalmente strutturati. -
Innovazione
Indica l’introduzione di idee, processi o tecnologie nuove che migliorano o trasformano radicalmente un sistema esistente. In ambito educativo e culturale, può significare l’uso creativo di cinema e nuovi media per raggiungere obiettivi formativi e di inclusione. -
Inclusione sociale
Riguarda tutte le azioni volte a garantire pari opportunità di partecipazione alla vita comunitaria, indipendentemente dalle differenze di origine, età, genere, abilità o status socio-economico. -
Cittadinanza consapevole
È la capacità di esercitare i propri diritti e doveri, facendo scelte informate e responsabilmente orientate al bene comune. In questo senso, il cinema e i nuovi media possono diventare preziosi strumenti per acquisire conoscenze, sviluppare empatia e promuovere il coinvolgimento attivo nella vita sociale.
Cultural Placement
Il Cultural Placement ( una estensione della tecnica di comunicazione: product placement) consiste nell’inserimento strategico di elementi, simboli o riferimenti culturali all’interno di prodotti mediali, come film, serie TV o contenuti digitali, con l’obiettivo di valorizzare e diffondere la conoscenza di specifiche identità culturali, tradizioni o tematiche sociali. Questo approccio può agire in vari modi:
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Sottolineare la diversità
Attraverso la rappresentazione di differenti culture, si mostra la ricchezza di valori, usi e costumi del contesto di riferimento. -
Educare
La presenza consapevole di elementi culturali può stimolare la curiosità e avviare riflessioni critiche, spingendo il pubblico a voler sapere di più, creando così un percorso informale di apprendimento. -
Generare dialogo
Inserire aspetti culturali in prodotti cinematografici o digitali favorisce il confronto e l’incontro tra comunità, facilitando l’apertura verso nuove prospettive e la condivisione di esperienze.
In questo senso, il Cultural Placement non si limita a “decorare” un’opera con caratteristiche esotiche o tradizionali, ma diventa uno strumento per promuovere la consapevolezza interculturale, l’inclusione sociale e la crescita del capitale culturale di una comunità.
Mediazione Culturale
La Mediazione Culturale si riferisce all’insieme di pratiche e competenze volte a facilitare l’incontro, il dialogo e la comprensione tra persone provenienti da background differenti, in termini di lingua, religione, valori o stili di vita. È un processo che agisce su più livelli:
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Traduzione e interpretazione
non solo linguistica, ma anche come “traduzione” di codici culturali, riferimenti e significati. -
Ascolto e negoziazione
la mediazione culturale crea uno spazio in cui ciascuna parte si sente accolta e valorizzata, favorendo la comprensione reciproca -
Formazione di competenze interculturali
percorsi di sensibilizzazione e scambio di saperi per sviluppare una mentalità aperta, resiliente e capace di cogliere le opportunità della diversità
Nell’era della globalizzazione e della società multietnica, la mediazione culturale diventa una risorsa fondamentale sia nelle istituzioni (scuole, servizi sociali, ospedali) sia nel contesto cinematografico e dei nuovi media, dove storie e rappresentazioni possono creare ponti tra culture, combattere stereotipi e promuovere il dialogo e l’inclusione.
In sintesi, Cultural Placement e Mediazione Culturale condividono l’obiettivo di valorizzare la diversità, stimolare l’educazione interculturale e favorire una crescita collettiva. Inserendo consapevolmente elementi culturali nelle produzioni mediali (Cultural Placement) e promuovendo il dialogo tra mondi diversi (Mediazione Culturale), si può incidere in modo concreto sui processi di innovazione, inclusione sociale ed educazione civica.
Mediazione Culturale: una filosofia d’azione
Le azioni di mediazione culturale mirano a generare cambiamenti di prospettiva a livello personale, collettivo e sociale, promuovendo lo sviluppo culturale nelle diverse comunità. In tal senso, la mediazione culturale non solo contribuisce alla qualità della vita individuale e collettiva, ma rientra anche tra gli obiettivi trasversali di sviluppo dell’Agenda 21 per la Cultura.
Uno degli strumenti più efficaci per innescare questo processo è il racconto di storie. A livello neurologico, infatti, ciò che accade in una storia coinvolge il nostro cervello come se lo stessimo vivendo in prima persona. Le ricerche dimostrano che, ascoltando una narrazione strutturata secondo un classico arco drammatico, il nostro organismo rilascia sostanze chimiche come l’ossitocina, legata a empatia, altruismo e moralità. Se spesso consideriamo le storie come puro intrattenimento, la realtà è che comunicano significato ed emozione, spingendo le persone ad agire: non ci relazioniamo a un “problema” in astratto, ma all’esperienza di chi lo vive.
Una storia rappresentata in forme artistiche diverse — dal cinema alla pittura, dal video al videogioco, dalla performance alle installazioni — può facilitare la comprensione di temi complessi e accrescere la consapevolezza su questioni sociali, contribuendo così in modo concreto al cambiamento.
Questo approccio si fonda su:
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Un contatto diretto e personale tra pubblico, artisti e forme di espressione culturale;
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La valorizzazione della diversità, tenendo conto di competenze, esperienze e bisogni specifici dei diversi gruppi sociali (età, condizioni economiche, stili di vita, valori, tradizioni, disabilità);
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La sperimentazione di forme innovative di partecipazione per rinnovare le pratiche di trasmissione e scambio tra settori culturali, artistici e sociali, sviluppando partenariati tra i diversi stakeholder.
"Narrative art tells the story of a society, most importantly, what the common beliefs
are that hold it together"
George Lucas
L’elaborazione creativa di una storia, arricchita dalla tecnica del Cultural Placement a sostegno della Mediazione Culturale, la trasforma in un “contenuto di scopo”, capace di favorire l’inclusione, l’innovazione e l’educazione civica.
Concludendo, dall'integrazione di Cinema & Nuovi Media, Cultural Placement e Mediazione Culturale emerge la possibilità di creare percorsi di apprendimento, progetti di inclusione e vere e proprie azioni di cittadinanza attiva. In quest’ottica, la narrazione diventa un potente motore di cambiamento, offrendo idee, ispirazioni e strumenti per costruire una società più consapevole e aperta alla diversità
Il Cinema è universalmente riconosciuto quale potente strumento etno-pedagogico, se impiegato in maniera innovativa per la Salute pubblica e la fisioterapia di Comunità
I film danno forma alla cultura
Proprio come i film riflettono le ansie, le credenze ei valori delle culture che li producono, aiutano anche a modellare e consolidare le credenze di una cultura.
A volte l'influenza è banale, come nel caso delle tendenze moda o delle figure retoriche. Dopo l'uscita di Flashdance nel 1983, ad esempio, le magliette strappate e gli scaldamuscoli sono diventati i segni distintivi della moda degli anni '80 (Pemberton-Sikes, 2006).
Tuttavia, a volte l'impatto può essere profondo, portando a riforme sociali o politiche o alla formazione di ideologie.
Le questioni Sociali nel cinema
Come David Wark Griffith (sceneggiatore, regista e produttore del primo cinema americano) riconobbe quasi un secolo fa, il cinema ha un enorme potere come mezzo per influenzare l'opinione pubblica. Da quando il suo film Nascita di una Nazione ha suscitato forti reazioni di pubblico nel 1915, i registi hanno prodotto film che affrontano questioni sociali, a volte in modo sottile, a volte in modo molto diretto. Più di recente, film come Hotel Rwanda, sul genocidio ruandese del 1994, o Il cacciatore di aquiloni (una storia che si svolge nel mezzo di un Afghanistan devastato dalla guerra) hanno catturato l'immaginazione del pubblico raccontando storie che sollevano la sociale consapevolezza sui tragici eventi mondiali.
Così come un certo numero di film documentari diretti nel trattare questioni sociali hanno avuto una forte influenza sugli atteggiamenti culturali, contribuendo ad apportare significativi cambiamenti. Negli anni 2000, i documentari, in particolare quelli di natura attivista, hanno riscontrato un interesse maggiore che mai. Film come Super Size Me (che documenta gli effetti dell'eccessivo consumo di fast food e critica l'industria del fast food per aver promosso abitudini alimentari malsane a scopo di lucro); oppure Food, Inc. (che esamina le pratiche agricole aziendali e sottolinea l'impatto negativo che queste pratiche possono avere sulla salute umana e sull'ambiente) hanno determinato importanti cambiamenti nella cultura alimentare americana (Severson, 2009).
“Appena 6 settimane dopo l'uscita di Super Size Me, McDonald's ha tolto l'opzione supersize dal suo menu e dal 2004 ha introdotto una serie di opzioni di cibo salutare nei suoi ristoranti (…) Altre catene di fast food hanno apportato modifiche simili” (Sood, 2004).
Altri documentari destinati a influenzare gli atteggiamenti culturali e ispirare il cambiamento includono quelli realizzati dal regista Michael Moore.
I film di Moore presentano una posizione liberale su questioni sociali e politiche come l'assistenza sanitaria, la globalizzazione e il controllo delle armi. Il suo film del 2002 Bowling for Columbine ha affrontato ad esempio le sparatorie alla Columbine High School del 1999, presentando un esame critico della cultura americana sulle armi da fuoco. Mentre alcuni critici hanno accusato Moore di produrre materiale propagandistico sotto l'etichetta di documentario a causa dei forti pregiudizi dei suoi film, i suoi film sono stati apprezzati dal pubblico, con quattro dei suoi documentari che si classificano tra i documentari di maggior successo ed incasso di tutti i tempi.
Fahrenheit 9/11 (che ha criticato la seconda amministrazione Bush e il suo coinvolgimento nella guerra in Iraq) ha incassato 119 milioni di dollari al botteghino, rendendolo il documentario di maggior successo di tutti i tempi (Dirks, 2006).


Il Cinema, oltre a puro intrattenimento, è dunque capace di poter dare il suo contributo anche dal punto di vista pedagogico ed etico
Il cinema è uno strumento per promuovere l'innovazione sociale ed una maggiore consapevolezza sui temi attinenti l'educazione civica
Recentemente è stato, finalmente, reintrodotto l’insegnamento per gli studenti italiani di ogni ordine e grado della Educazione Civica.
Tuttavia tra gli educatori più critici, viene descritta generalmente "l'offerta di educazione alla cittadinanza come inadeguata, inefficace, sterile e priva di innovazione pedagogica" (Turner, 2009; Garratt e Pifferaio, 2012; Kerr et al., 2010).
Queste critiche si riferiscono soprattutto a quei modelli che, in gran parte, sono elaborati facendo leva sul cosiddetto concetto di deficit dei giovani, che identifica, appunto, le nuove generazioni come "soggetti economici compiacenti piuttosto che agenti attivi di cambiamento" (Olser e Starkey, 2003; Kisby, 2017; Weinberg e Flinders, 2018).
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Questo è particolarmente vero nell’attuale Società in cui oggi viviamo, soggetta a profondi cambiamenti e conseguenti sconvolgimenti sociali.
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La Ricerca evidenzia, nella letteratura scientifica di riferimento, l'efficacia dell'uso del cinema come strumento pedagogico ampio e diversificato, incapsulando e trascendendo nello strumento numerose discipline (Swimelar, 2013).
L'uso del cinema è stato ben documentato nell'insegnamento di un'ampia gamma di argomenti o temi sociali.
I film, in quanto dispositivi di narrazione hanno il potenziale per ispirare gli individui, suscitando empatia e coinvolgendoli e promuovendo in loro il pensiero critico sui problemi (James et al., 2011).
Quando viene utilizzato come strumento pedagogico e luogo di "acquisizione", un film ha la capacità di migliorare l'insegnamento e l'apprendimento in numerose discipline e in modi molto diversi.


Il Cinema rappresenta da sempre una delle forme di divertimento più apprezzate e diffuse al mondo. Ci si reca a vedere un film per cercare una sorta di evasione rispetto alla vita quotidiana: l'audience vuole distaccarsi dalla routine, cerca una vicenda che gli offra qualcosa di differente.
Si aspira ad una realtà immaginaria, diversa da quella che viviamo, che a volte ci possano ispirare anche momenti di riflessione.
Tuttavia, salvo eccezioni, è difficile che l’industria cinematografica tratti tematiche che abbiano un certo rilievo didattico o morale.
Queste "rarità" sono spesso rappresentate soprattutto da pellicole indipendenti.
Il cinema indipendente viene inteso come quella parte di cinema che viene prodotta al di fuori dei circuiti delle grandi case di produzione e distribuzione, che utilizza un basso budget per la realizzazione della pellicola. Il cinema indipendente si è da sempre caratterizzato per aver sviluppato e narrato temi che il cinema mainstream non rappresentava, come la realtà omosessuale, la prostituzione, la droga, la decadenza della famiglia, le pari opportunità.
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Siamo ispirati dai pensieri di filosofi come Gilles Deleuze che riflette sulla pedagogia del cinema, la Cinematica pedagogica che pone l'enfasi sul cine-pensiero: "un pensiero cinematografico capace di fornire nuovi approcci per migliorare e articolare il ruolo dell'affetto e del movimento nel pensare con le immagini, e per mappare queste relazioni trasversali nel contesto dell'educazione, richiamando l'attenzione sulle dimensioni etico-politiche dell'apprendimento"
Cosi come riflettendo sulle intuizioni di altri come Karl Popper, che, ad esempio, già denunciava oltre due decenni fa i problemi di una televisione che manda in onda sempre più spesso contenuti privi di certi principi etici e morali, bloccando così la libertà delle menti, inquinando lo sviluppo psicologico di bambini ed adolescenti o alimentando l'intolleranza e l'odio negli adulti: un fenomeno che si amplifica oggi con l'evoluzione della loro distribuzione attraverso i nuovi media.
In questa sequenza un esplicito esempio di trattamento, nella finzione del soggetto di una puntata della serie televisiva prodotta da Shonda Rhimes, di una reale questione sociale di diritti negati, oggi alla ribalta del dibattito pubblico
e politico nella società statunitense.
(tratto da "Le regole del delitto perfetto/How to Get Away with Murder", s.4 x p.13
si riproduce per mero scopo didattico, tutti i diritti riservati al titolare del copyright )
“Storie televisive e cinematografiche forniscono al loro pubblico materiale prezioso per comprendere il mondo in cui vivono senza rispecchiare fedelmente la realtà, ma senza realmente snaturarla” (Buonanno, 2008)
Sforziamoci di immaginare che un qualsiasi tema socio-culturale possa essere un qualsiasi prodotto commerciale da rendere noto con una strategia di marketing finalizzata ad incrementare nel pubblico la consapevolezza del prodotto in questione. Ora riflettiamo sui motivi e le modalità con cui si applica, da decenni, la tecnica pubblicitaria che prende in nome di product placement
Con un altro esercizio d'immaginazione, sostituiamo la parola 'product' con 'cultural', e pensiamo al 'marketing sociale' invece che al 'marketing commerciale'.
Facendo leva su questa associazione di idee, prende forma il concetto di cultural placement, e possiamo facilmente comprendere come anche un tema sociale possa essere rappresentato in una serie televisiva oppure in una storia cinematografica, trasformando sapientemente un Contenuto per l’intrattenimento anche in un efficace strumento emozionale di comunicazione sociale.
Uno dei maggiori esempi contemporanei di capacità di creare una efficace commistione tra intrattenimento e trattamento di temi sociali nei soggetti di storie televisive è Shonda Rhimes, scrittrice e produttore televisivo. La Rhimes, con la sua casa di produzione ShondaLand, è diventata una dei più potenti player della televisione americana contemporanea. A partire dalla sua serie di successo Grey's Anatomy , ha debuttato con successo in Private Practice , Scandal , How to Get Away with Murder , The Catch , For The People e Station 19.

Le produzioni della Rhimes sono attente ad affrontare numerose questioni sociali, rappresentate nelle sue storie con riconosciuta efficacia.
Temi come la gestione del potere politico, l’identità, la discriminazione razziale e di genere, la post-verità, sono problemi sociali affrontati intenzionalmente dalla Rhimes con diversi personaggi e trame incentrate, ad esempio, su amicizie e relazioni interrazziali, relazioni LGBTIQ e genitorialità, con l'impatto della disabilità sulle dinamiche familiari e lavorative e le rappresentazioni complesse della femminilità.
Il numero delle pubblicazioni scientifiche nel campo degli Studi sull’influenza dei media e dei nuovi media che hanno sulle questioni sociali e sull’impatto socio-culturale che hanno di conseguenza sui pubblici di riferimento si accresce ogni giorno.
Una esaustiva analisi proprio sul caso Shonda Rhimes è trattato con dovizia nel volume Adventures in Shondaland: Identity Politics and the Power of Representation, in cui vengono teorizzati i contributi e l'influenza di Rhimes ispirando conversazioni provocatorie sulla televisione come istituzione profondamente politicizzata, esplorando come Rhimes si inserisce nelle implicazioni della televisione del ventunesimo secolo.
Nell'ambito della sua missione istituzionale APS/ETS DIFESA CIVILE 4.0, ricerca e studia nuovi modelli di riferimento, che possano essere efficaci ed efficienti nei nuovi contesti sociali.
Modelli da applicare nell'ambito del suo programma per la promozione dell'Innovazione sociale, la Sicurezza sociale e lo Sviluppo Sostenibile.


Facendo leva sul know-how tecnico/professionale e l'esperienza dei suoi volontari, così come attingendo dal valore aggiunto messo a disposizione con il programma di ricerca applicata Rebel Alliance Empowering per l'Industria dei Contenuti, spin-off del progetto di ricerca universitario Umanesimo & Tecnologia fondato nel 1995,
Il Centro Studi e Ricerche per l'Innovazione Sociale nella Società 5.0, APS\Difesa Civile 4.0, si associa alle attività definite dai Soggetti partecipanti del programma Rebel Alliance Empowering, affiancando il network in quei progetti i cui temi rientrano nel dominio di una missione sociale.
A partire da Ciurè si attiva il #PROGETTOSIAMOTUTTICIURE' nell'ambito del suo programma di elaborazione di Contenuti allo scopo di contribuire al sostegno della DIVERSITA’ e l’INCLUSIONE e per la promozione della EQUITA’ per l’INNOVAZIONE SOCIALE e lo SVILUPPO SOSTENIBILE.
Altri Contenuti che la nostra APS Difesa Civile 4.0 ha in fase di sviluppo e che attengono a questo programma sono:
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Anche le piante hanno un'anima
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Diabete Young Metaverse